Tutti gli stranieri nella Serie A 1995-96
1 Aprile 2021
SAMPDORIA
Christian KAREMBEU

Il centrocampista ha appena vinto il campionato di Francia con il sorprendente Nantes. Più che fisiologico che alla porta dei Canaris bussino club più quotati per accaparrarsi i pezzi più pregiati del club gialloverde. Il nativo della Caledonia viene scelto dalla Sampdoria, alla ricerca di un elemento che sia in grado di stantuffare come si conviene a centrocampo. E i liguri fanno centro con Christian, capelli come una Minerva, che ha il fuoco nei polmoni e nei piedi. La sua prima stagione con la casacca doriana addosso supera le più rosee aspettative, mettendo assieme ben trentadue gettoni e condendo il tutto con cinque reti, la prima all’esordio assoluto in Serie A nel pareggio per 1-1 contro la Roma.
Sinisa MIHAJLOVIC

Il difensore serbo è l’unico straniero resistito alla diaspora che nell’estate del 1995 ha visto salutare Jugovic, Platt e Gullit. Si è guadagnato la riconferma dopo l’incontro con Eriksson che lo ha riconvertito al ruolo di difensore centrale. In questa posizione Sinisa si trova pienamente a suo agio, riuscendo a coniugare al meglio le sue caratteristiche principali: grinta e tecnica. In più, si fa apprezzare come cecchino sui calci di punizione e nella stagione in esame va in gol per quattro volte durante le trenta partite che inanella in stagione.
Clarence SEEDORF

Forse quella di Clarence è la sorpresa più “gustosa” nel panorama dei nuovi arrivi. Ma i doriani hanno fatto un investimento sicuro. Non ha neanche venti anni, ma ha la maturità dei più navigati compagni di squadra, una tecnica fuori dal comune ed un piede che fa cantare il pallone. D’altronde non si vince una Champions League con l’Ajax quando hai appena diciotto anni. I sette miliardi investiti dal presidente Mantovani ad inizio stagione diventano quasi il triplo quando il Real Madrid, dopo le tre reti in trentadue presenze e un torneo eccellente, bussa alla porta del club genovese.
TORINO
Jocelyn ANGLOMA

La leggerezza con la quale ha disputato il campionato precedente gli ha consentito di guadagnarsi le attenzioni di diversi club. È fra i migliori terzini del campionato e in vista del torneo 1995-96 forse le grandi aspettative sul suo conto lo condizionano, non riuscendo a ripetere le prestazioni della stagione precedente. In aggiunta, il Torino vive una delle sue peggiori annate ed è quasi matematico che si vada verso il naufragio. Tuttavia, il francese risulta comunque uno dei pochi elementi che, alla lunga, si salvano e, infatti, dopo aver mestamente accettato il verdetto del campo che recita “Serie B”, Angloma viene comunque convocato dalla Nazionale francese per Euro ’96 e firma per l’Inter. Ci si può consolare, no?
Hakan SÜKÜR

Cosa l’abbia portato ad accettare l’offerta del Torino è ancora un mistero. Non si spiega altrimenti la sua fuga alla chetichella per ritornare nella sua amata Istanbul dopo neanche tre mesi dal viaggio in direzione contraria. La saudade è così forte che neanche l’amico pallone riesce a mitigarla e gli effetti, devastanti – in senso negativo – si vedono tutti sul campo. Sul rettangolo verde è quasi impalpabile ed evanescente e, nonostante sia il bomber più prolifico in patria, l’ex Galatasaray sembra troppo distratto per pensare al bene del Torino. Mette insieme soltanto cinque presenze. Segna al debutto davanti al suo pubblico nel 3-1 rifilato al Bari (in foto, la rete ndr) e poi, dopo la sconfitta di Milano contro l’Inter per 4-0 fa i bagagli per tornarsene a casa e lasciare i suoi tifosi con un palmo di becco.
Abedi PELÉ Ayew

Ha un soprannome che pesa. Il suo curriculum, però, lo giustifica. Ed anche se è giunto al Torino in età avanzata, il fantasista del Ghana ha dimostrato di saperci fare. E poi nel Lecce gioca suo fratello Kwame, quindi perché non tentare l’avventura? I tifosi granata rimangono a bocca aperta al termine del suo primo torneo in A e si attendono che il numero dieci si ripeta anche nel campionato che accompagna l’Italia verso Euro ’96. E invece ben presto il Torino naufraga fino ad arenarsi ed incagliarsi. Neanche Abedì riesce a dare una sterzata per salvare in extremis la missione. Affonda con tutti i suoi compagni di squadra e, anzi, non vede più il campo dopo la sconfitta nel derby del 6 aprile, lasciando anzitempo la scialuppa di salvataggio che prende acqua da tutte le parti.
Veldin KARIC

Il croato viene scelto dalla dirigenza granata per supplire all’addio improvviso di Sükür. Veldin si sta distinguendo nel neonato campionato nazionale con la maglia del Marsonia e la speranza è quella di ripetere l’esperienza positiva dell’ultimo attaccante slavo ad aver vestito la maglia del Torino: Haris Skoro. Tuttavia, le speranze rimangono tali e Karic si dimostra ancora acerbo per affrontare le due difese della Serie A. Si fa notare soltanto in due occasioni: nel match contro il Milan si procura un rigore che Rizzitelli realizza per il pareggio finale, mentre al San Nicola di Bari fissa il risultato sul definitivo 2-2. Questa rimane l’unica rete che Karic riesce a realizzare. Dopo la retrocessione in Serie B viene ceduto al Lugano, senza particolari rimpianti.
Augustine SIMO

Abbiamo provato a cercare qualche foto che lo ritraesse in azione con la maglia del Torino. Ma la ricerca è stata vana. Proprio come le tracce che il camerunense ha lasciato dalle parti del Delle Alpi. I granata, poi, incappano in una stagione così storta che finisce con la retrocessione in Serie B. Sono state davvero troppe le condizioni sfavorevoli per il giovanissimo attaccante per potersi guadagnare un posto da titolare. Il Torino, in quegli anni, è una polveriera e in panchina si succedono ben tre tecnici che, tuttavia, non riescono a rimettere in pista il treno che è malamente deragliato. Ci hanno provato con Sükür prima, con Karic poi. Senza successo. Neanche il diciassettenne riesce a dare il suo contributo al fianco di Rizzitelli e, dopo aver disputato gli ultimi sei match di campionato, Simo saluta il Piemonte.

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