Un 10 in pagella che vale una vita: l’impresa di Alessio Scarpi
19 Aprile 2022
Seppur siamo nel periodo immediatamente successivo a quello pasquale, non saremo certo accusati di blasfemia parlando di una sorta di resurrezione “sportiva”, ma non nell’accezione di cui comunemente si scrive: qui non si parla di un giocatore sfortunato o inespresso che ritrova sé stesso, quanto di un’atleta che rischia di lasciarci le penne e, dopo pochi quanto interminabili secondi, torna a vivere grazie al pronto intervento di un amico e compagno di squadra. Una sorta di quello accaduto con Eriksen e Kjaer con un quarto di secolo d’anticipo, per intenderci.
Il 29 novembre 1998, allo stadio Friuli, si gioca Udinese-Cagliari: negli isolani, tra i pali, c’è Alessio Scarpi, estremo difensore veneto che nella primavera precedente ha compiuto venticinque anni, festeggiandoli con la promozione degli isolani in Serie A. Nel reparto arretrato, invece, gioca Gianluca Grassadonia, che mister Giampiero Ventura schiera nel reparto arretrato alternandolo con un giovane Zebina, o con i vari Zanoncelli e Villa. I Rossoblù sono partiti forte e sono sesti, appena davanti agli avversari di giornata, e quando il fischietto Bolognino fischia il calcio d’inizio, puntano a fare un altro passo verso la salvezza. Sotto 1-0, ad inizio ripresa l’episodio di cui parlavamo sopra: Grassadonia interviene in scivolata per salvare su Locatelli, lanciato in contropiede e prossimo alla battuta a rete; il trequartista cade e, senza volerlo, colpisce col ginocchio l’avversario in testa e il difensore del Cagliari resta a terra privo di sensi, in arresto cardio-circolatorio.
L’azione prosegue perché l’arbitro non coglie la gravità della situazione: per fortuna che Scarpi ha capito al volo quanto sta accadendo e corre in soccorso al compagno, praticandogli la respirazione artificiale, mentre accorre anche il medico sociale dell’Udinese che, prendendone il posto, pratica il massaggio cardiaco. Dopo qualche secondo, con grande sospiro di sollievo, Grassadonia torna a muovere le gambe e a respirare in autonomia, venendo poi caricato in barella per i controlli di rito in ospedale. Scarpi è un eroe e poco importa se, qualche minuto dopo, una sua uscita a vuoto porta al raddoppio friulano segnato da Marcio Amoroso: “Non c’eravamo più con la testa – dichiarerà in seguito – dopo quello che era accaduto eravamo sotto shock”. Il giorno seguente, tuttavia, una bella sorpresa: il “10” in pagella da parte della Gazzetta dello Sport, a sugellare una domenica che poteva finire in tragedia e che, invece, si conclude in modo quasi insperato: “Salva una vita, non un gol” si legge sulle colonne della rosea, che giustamente ne decanta l’intervento.
Scarpi, oggi quarantanove anni, ha giocato fino al 2002 nelle fila del Cagliari, per poi approdare all’Inter a parametro zero e di lì, senza mai debuttare in nerazzurro, iniziare un’altra lunga carriera con il rosso-blu cucito addosso, quello del Genoa, dopo un biennio ad Ancona, per poi diventare allenatore dei portieri del Grifone.
di Damiano Reverberi

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