Viaggio alla scoperta dei calciatori stranieri della Serie A 1988/89
23 Novembre 2021
JUNIOR Leovegildo Lins Gama (Brasile)
Passano gli anni, ma Junior vuol dimostrare al mondo intero – e specialmente a Luigi Radice, che interruppe bruscamente la sua esperienza al Torino – di essere ancora un giocatore vero, decisivo. E ci riesce appieno. Arriva in Abruzzo osannato come una divinità e l’ex colonna del Brasile ripaga il pubblico biancazzurro sfoderando tutta la sua classe. A lui gli abruzzesi si affidano ogniqualvolta c’è da smistare un pallone e Leo non si fa certo pregare. Dopo aver centrato una storica salvezza durante il campionato precedente – la prima ed unica del club pescarese – il suo apporto si fa ancor più decisivo durante l’annata in corso, ma l’obiettivo della salvezza sfuma nelle ultime giornate. Tuttavia, nonostante le trentacinque primavere, Junior viene premiato come secondo miglior straniero del torneo, precedendo illustri colleghi come Maradona, van Basten e Careca. E vi par poco?
PISA
Mario BEEN (Olanda)
Arriva nell’estate del 1988 all’Arena Garibaldi su espressa indicazione di Romeo Anconetani per sopperire alla dolorosa partenza di Claudio Sclosa. Reduce da ottimi campionati con il Feyenoord, Mario Been raccoglie idealmente il testimone lasciatogli da Wim Kieft. Sebbene il suo arrivo in nerazzurro possa definirsi positivo, purtroppo i toscani disputano un’annata ampiamente al di sotto delle aspettative, riuscendo ad andare in rete soltanto in diciassette occasioni. L’olandese fa quel che può, segnando tre reti in ventisette partite che gli valgono addirittura il titolo di vice-cannoniere della squadra. Rimarrà al Pisa fino al novembre del 1990 quando poi farà ritorno in patria per vestire i colori del Roda Kerkrade.
Paul ELLIOTT (Inghilterra)
Gli inglesi e il calcio italiano non sono mai andati molto d’accordo. Dei connazionali di Elliott giunti in passato in Serie A, pochi hanno lasciato davvero il segno, seppur rispondano ai nomi di Francis, Blissett, Hateley, Wilkins, Rideout e Cowans. È il 1987 quando il Pisa, neopromosso in Serie A, sceglie di tesserare il giovane difensore centrale che ha fatto molto bene in patria con la maglia dell’Aston Villa, tanto da meritarsi anche alcune convocazioni con la Nazionale dei Three Lions. Tuttavia, il suo fisico rappresenta la croce e la delizia della sua intera carriera: spesso costretto ai box da continui intoppi muscolari, in due stagioni riesce a mettere insieme la miseria di ventitré presenze e, dopo la retrocessione in Serie B, Elliott attraversa di nuovo la Manica per andare in Scozia e vestire i colori dei Celtic.
Francis SEVEREYNS (Belgio)
Non osiamo immaginare quali siano stati gli epiteti pronunciati dal vulcanico proprietario del Pisa quando il centravanti belga si presentava davanti ai portieri avversari e – puntualmente – sbagliava la giocata. Chiamato per assistere il giovane Piovanelli, Francis Severeyns sembra più un’arma a disposizione degli avversari, visto che non la manda mai in fondo al sacco (se si esclude la Coppa Italia, dove il centravanti trascina i Nerazzurri fino ad un’inattesa semifinale con cinque gol). Il suo apporto in attacco è così deludente che a novembre viene ingaggiato Incocciati per tentare di risollevare le sorti dei toscani. A fine stagione – dopo ventisei presenze senza nessun gol – viene rispedito in patria al Malines.
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