Viaggio alla scoperta dei calciatori stranieri della Serie A 1988/89
23 Novembre 2021
Stephane DEMOL (Belgio)
Il difensore centrale belga è uno dei migliori della sua generazione, tanto da disputare il Mondiale messicano del 1986 con i Diavoli Rossi. Il Bologna, dunque, lo acquista dall’Anderlecht per dare solidità al reparto arretrato. E l’esperimento riesce a metà dato che Maifredi gli concede ventuno occasioni per scendere in campo, durante le quali però segna due reti. Demol, dunque, resta al Renato Dall’Ara soltanto un anno, prima di essere ceduto al Porto e ritornare nel Belpaese soltanto in occasione della kermesse iridata organizzata nel 1990.
Hugo Eduardo RUBIO (Cile)
L’ennesima applicazione pratica della Legge di Murphy si verifica non appena i dirigenti felsinei sono chiamati ad effettuare la scelta definitiva fra due attaccanti cileni per il reparto d’attacco: puntare tutto sull’esperto Rubio o sul giovanissimo Zamorano? Ma è ovvio, Rubio tutta la vita. Succede così che i Rossoblù mettono a referto uno dei peggiori acquisti della loro storia. Al già poco entusiasmante approccio col calcio italiano, si aggiunge anche un lungo infortunio subito in Coppa Italia dopo un duro contrasto con Renica che lo tiene lontano dai campi per sei mesi. Dopo quattordici presenze senza alcuna rete, il sudamericano viene ceduto al San Gallo dove incontrerà proprio quello Zamorano che gli aveva conteso l’ingaggio al Bologna.
CESENA
Davor JOZIC (Jugoslavia)
È il 1987 quando il difensore jugoslavo sbarca in Italia dopo una vita con l’FK Sarajevo. Il Cesena neopromosso lo convince a trasferirsi nel campionato più bello del mondo e Jozic ripaga i romagnoli con ottime prestazioni. Rimarrà per sempre legato ai colori bianconeri, rimanendo al Dino Manuzzi fino al 1993 e collezionando ben 170 presenze fra massima serie e campionato cadetto, tornando successivamente a Cesena per iniziare la sua carriera da collaboratore tecnico. Un monumento.
Hans HOLMQVIST (Svezia)
Segna soltanto una rete nei suoi due anni al Dino Manuzzi, ma quanto pesa. È l’8 gennaio 1989 e il Milan, campione d’Italia in carica, cade sul campo dei romagnoli grazie alla rete dello svedese ex Djurgården e Hammarby. In campionato si contano solo diciannove presenze per il numero 11 con trascorsi anche nella fila di Fortuna Düsseldorf e Young Boys. Nel torneo successivo il suo apporto si limita ad un’unica comparsata, prima di tornare in patria nell’Örebro. Piccolo e sgusciante, il suo nome resta comunque nella storia dopo questa piccola, grande impresa contro il Diavolo.
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