Viaggio alla scoperta dei calciatori stranieri della Serie A 1988/89
23 Novembre 2021
Gustavo Abel DEZOTTI (Argentina)
El Galgo non può dir di no alla chiamata della Lazio, nonostante sia una bandiera del Newell’s Old Boys da diverso tempo. La prospettiva di mettersi in luce in Europa, dopo aver anche esordito nella Seleccion, è troppo ghiotta, specie in vista dei Mondiali che si disputeranno proprio in Italia. Dezotti, dunque, attraversa l’Oceano Atlantico per vestire la maglia biancoceleste agli ordini di Giuseppe Materazzi. Gioca in attacco, ma segna soltanto tre reti in ventinove partite. Una condizione che favorisce la sua cessione alla Cremonese dove, in seguito, saprà imporsi proprio come accadde con il club di Rosario.
LECCE
Pedro Pablo PASCULLI (Argentina)
L’attaccante, dopo l’esordio da diciassettenne con la maglia del Colon Santa Fé, esplode in patria con l’Argentinos Juniors. Fa cataste di gol e il commissario tecnico della Seleccion, Carlos Bilardo, lo inserisce nella lista dei papabili da portare con sé al Mondiale di Messico ’86. È l’estate del 1985 quando il Lecce festeggia la sua prima, storica promozione in Serie A e i Giallorossi scelgono proprio il profilo di Pasculli per rinforzare l’attacco. Sebbene i salentini vengano immediatamente retrocessi in Serie B, Pedro resta al Via del Mare e, anzi, nasce una vera e propria storia d’amore che termina solo nel 1992 quando Pasculli saluta dopo 250 partite complessive e sessantuno reti.
Juan Alberto BARBAS (Argentina)
È uno dei talenti più precoci che l’Argentina sforni alla fine degli anni ’70. Non ha ancora compiuto venti anni quando Barbas esordisce con l’Albiceleste al fianco di Diego Armando Maradona contro il Brasile di Zico. Il centrocampista dimostra di avere stoffa da vendere e al termine del Mundial ’82 resta in Spagna per disputare tre campionati con il Real Saragozza. È un titolare fisso dei Blanquillos, ma quando gli si prospetta l’opportunità di raggiungere l’Italia, Barbas non dice di no anche se a chiamare è una neopromossa. Resta a Lecce insieme al connazionale Pasculli fino al 1990 quando viene sorprendentemente ceduto dal tecnico Boniek. Finisce, dunque, la sua carriera in Svizzera fra Locarno e Sion prima del ritorno in patria all’Huracan.
Istvan VINCZE (Ungheria)
Il centravanti magiaro, dopo aver sfiorato d’un soffio l’opportunità di disputare il Mondiale 1986 con la maglia dell’Ungheria, esporta il proprio nome oltreconfine a suon di reti con il suo Tatabanya. La missione si compie nell’estate del 1988 quando il Lecce lo preleva in vista del torneo di Serie A che disputerà da matricola. Alla guida dei Giallorossi c’è Carlo Mazzone e il tecnico romano prova a dargli delle opportunità, ma segna soltanto una rete nel match contro il Pescara. Viene confermato per il campionato successivo e, sebbene le sue prestazioni siano migliori, non convince appieno e, per questo, nel 1990 Vincze fa ritorno in patria dopo quattro reti complessive in due tornei.
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