Privacy Policy Viaggio alla scoperta dei calciatori stranieri della Serie A 1988/89 - Pagina 8 di 13

Viaggio alla scoperta dei calciatori stranieri della Serie A 1988/89

23 Novembre 2021

MILAN

Franklin RIJKAARD (Olanda)

È l’estate del 1988 quando spunta il terzo tulipano nel lussureggiante giardino del Diavolo che è chiamato a difendere il tricolore conquistato l’anno prima sul Napoli di Maradona e, contemporaneamente, a riportare in alto il suo nome in Coppa Campioni dopo un’assenza di dieci anni. Il suo arrivo scaccia definitivamente il fantasma di Claudio Borghi, acquistato l’anno precedente e girato al Como che ha stregato il presidente Berlusconi ma che viene bocciato da Sacchi. Viene, dunque, scelto l’olandese che consente di legare il reparto arretrato alla mediana. Colonna dell’Ajax degli anni ’80, il suo 1987 viene caratterizzato dalla gita fuori programma in Portogallo con lo Sporting Lisbona e, dopo mezza stagione in prestito al Real Saragozza, viene chiamato alla corte dei Rossoneri per completare il trio con Gullit e van Basten. Il suo inserimento è un successo e con il Milan domina in Italia, in Europa e nel Mondo. Nella sua prima stagione italiana alza al cielo la Coppa dei Campioni, mentre in campionato segna quattro reti in trentuno partite.

Ruud GULLIT (Olanda)

È il giocatore che tutto il mondo invidia al Milan e che i tifosi eleggono a loro idolo incontrastato. Le sue treccine diventano un vero e proprio marchio, sinonimo di potenza e spensieratezza: un connubio che fanno di Ruud Gullit un giocatore unico. L’olandese vive la sua seconda stagione a San Siro ed ha lo Scudetto cucito sul petto e la griffe sul tricolore porta ben visibile la sua firma: è stato l’eroe che ha consentito alla squadra di Sacchi di vincere in volata il campionato sul Napoli di Careca e Maradona e su di lui si costruiscono le speranze di alzare al cielo la Coppa dalle Grandi Orecchie. D’altronde il suo anno è magico e gli ha portato in dote anche l’Europeo con la maglia degli Oranje. La contrapposizione fra i tedeschi dell’Inter e gli olandesi del Milan caratterizza ancor di più gli scontri stracittadini che, in quegli anni, non vogliono dire soltanto primeggiare in città, ma addirittura in Italia e in Europa. Sebbene in campionato il Milan non si ripete, ci si consola – eccome – col successo del Camp Nou contro la Steaua Bucarest: due delle quattro reti che i Rossoneri rifilano ai romeni sono sue.

Marco VAN BASTEN (Olanda)

Eccolo il Pallone d’Oro 1988. Il Cigno di Utrecht, finalmente, può dare il suo pieno contributo alla causa milanista. Dopo l’infortunio che l’ha tenuto a lungo tempo ai box nella stagione precedente – ma che non gli ha impedito di dare un congruo aiuto nella corsa allo Scudetto – van Basten si presenta ai nastri di partenza della stagione 1988-89 con gli occhi di tutto il mondo addosso a lui. È stato uno degli eroi che ha consentito all’Olanda di primeggiare nell’Europeo in Germania Ovest e la sua perla nella finale contro l’Unione Sovietica ha fatto il giro del mondo: un compendio di tecnica, coordinazione e potenza come non si vedeva dai tempi di Cruijff. E la sua buona stella brilla non poco durante la stagione in esame: in campionato i gol passano da tre a diciannove e alla fine della stagione agonistica, Marco alza al cielo la Coppa dei Campioni sotto il cielo di Barcellona.

NAPOLI

ALEMÃO Ricardo Rogerio de Brito (Brasile)

Brasiliano per l’anagrafe, nelle sue vene scorre sangue degno di un teutone. D’altronde anche il suo soprannome lo testimonia: Alemão vuol dire tedesco. E il Napoli di Ferlaino lo preleva dall’Atletico Madrid con il compito di non far rimpiangere la traumatica partenza di Bagni che viene messo alla porta insieme a Garella e Giordano subito dopo la resa dei conti dell’estate precedente. I Partenopei, infatti, si leccano le ferite per uno Scudetto perso nelle ultime giornate in maniera rocambolesca. L’arrivo del carioca dall’Atletico Madrid, però, non è immediato e Bianchi lo impiega gradualmente nella sua prima stagione di adattamento: fa registrare sedici presenze, durante le quali segna comunque tre reti. Con l’arrivo di Bigon, la sua presenza sarà decisiva in vista del secondo Scudetto che arriva sulle pendici del Vesuvio.